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~ " nella vita le cose passano sempre, come in un fiume…in un attimo te le trovi dietro alle spalle e devi andare avanti.Ti aspettano cose nuove." Niccolò Ammaniti

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Archivi tag: scrittura creativa

Una Storia

05 sabato Mar 2022

Posted by koredititti in emozioni

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scrittura creativa

Paolo, un nome breve. Scelto per cultura? Per fede? Oppure semplicemente scelto perché suonava bene con il cognome: Livi. PaoloLivi, scivola lievemente come una dolce melodia.

Non lo sapremo mai.

Ottanta anni fa Paolo era un bambino cresciuto a balia nelle valli pistoiesi, per motivi di salute prima e di sicurezza poi. La sua mamma era maestra, suo padre era telegrafista, entrambi statali e quindi strettamente soggetti al regime fascista. Li incontrava in estate sempre in montagna e dalle rare fotografie si vede un bambino con un i capelli corti neri spettinati, due guancette cicciottelle che si gonfiano al sorriso, sorriso dolce e aperto, sorriso che lo caratterizzerà tutta la vita.

Lo ritroviamo giovanotto, alto, magro e dinoccolato, con il suo sorrisone e le sue mani lunghe e affusolate da pianista. Paolo aveva ereditato l’orecchio assoluto dal nonno materno e l’arte in cui eccelleva e si appassionava era la musica e lo studio del pianoforte. Il conservatorio di Firenze era la sua quotidianità e la sua nicchia di relazioni, lì conobbe l’amore per Bianca, anche lei pianista.  C’è una foto che lo ritrae accanto ad un pianoforte a coda, sorridente, in abito nero che si inchina lievemente, sorridendo: conseguimento del diploma? 

Nei miei ricordi c’è la sua stanza e lui che suona al pianoforte i notturni di Chopin, li suona e poi ancora e ancora… intanto io bambina mi diverto a volteggiare per la casa immaginando il mio tutù bianco e le scarpette per stare sulle punte e faccio giravolte e saltelli su una gamba e poi l’altra. Lui è assorto, non mi vede e non mi sente: c’è solo lui e la sua musica al pianoforte.

Si sa che la vita è avara di soddisfazioni e generosa in difficoltà per gli artisti. Paolo sceglie una strada diversa dall’arte e lo ritroviamo nel 1960 a Cremona in camice bianco nel suo negozio di ottica, con un gran sorriso mentre accoglie le persone.

“Vurria un par d’occiai per legge e lavurà..” Molti anziani si presentavano con questa richiesta. Paolo aveva scoperto che alcuni anziani nel 1960 non sapevano leggere, erano contadini, grandi lavoratori, ma a malapena facevano la firma. Si aspettavano il miracolo dagli occhiali.

Paolo sorrideva e i suoi occhi brillavano. Li faceva accomodare al tabellone dei bambini con le E a forchetta, e parlava del tempo, del raccolto dell’orto, dell’ultimo pranzo preparato, dei nipoti e della nebbia… li metteva a loro agio creando un clima di cordialità e li convinceva ad andare dall’oculista che non solo avrebbe misurato la vista, ma avrebbe valutato lo stato della cateratta e la salute dei loro occhi.

Quando in seguito tornavano trionfanti con le indicazioni del medico, al commesso di turno che si apprestava a servirli, dicevano: ”No, aspetto il sior Livi, ci conosce, è tanto carino sa…” E Paolo sorrideva a 32 denti e si rivolgeva a loro accontentandoli, anche nel prezzo.

Paolo non è diventato ricco, ma molto amato, ha avuto tanti affezionati clienti, tanti colleghi lo hanno apprezzato e cercato.  È diventato benestante, ha finito di pagare il negozio e ha aperto altri punti vendita. Gli anni in cui era rappresentante, girava l’Italia e dormiva in auto erano passati, ma non dimenticati. Tanti anni di lavoro, dedizione e successi!

È sera, si chiude il negozio e si va a casa!  Anche la casa è stata una conquista, un impegno e un debito. A casa. A casa c‘è Bianca, l’amore della sua vita, il suo motore. Un amore grande e profondo che ha superato bonaccia, tempeste e naufragi restando a galla sia nel mare in tempesta che nel mare tranquillo, un amore ancorato nel porto sicuro della loro unione.

A casa, dove nel salone c’è il pianoforte a coda nero e lucente, perché se si vuole arrivare alla meta non dobbiamo mai dimenticare da dove veniamo e chi siamo, e PaoloLivi è musica in concerto.

Paolo è a casa a Cremona, circondato dall’affetto della moglie e dei figli. Delle tre nipoti una è musicista di oboe.

Paolo è fratello di mia madre.

Rientro al corso

25 martedì Gen 2022

Posted by koredititti in famiglia

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la vita, scrittura creativa

Ventuno, zerouno, ventidue. Bellina questa data, 21+01= 22. La data di oggi. Oggi che si riprende il corso di scrittura.

Giovanna ci accoglie pimpante e segretamente stanca dopo le due ore con il corso precedente. Stanca: sì, io lo so cosa vuol dire fare due ore a seguito di due precedenti. Ma tant’è, è così, lei ci sa fare e noi ci si illude come la prima volta e ci piace così. A lei pureeee!!!

NOI che entriamo festanti e un po’ trafelati abbiam timore del ritardo del pass della mascherina dell’ambiente chiuso/ aperto… farà caldo o freddo si apre si chiude chi contatto chi quarantenato chi sano…questioni del periodo, ma ! Noi torniamo. Convinti. A farci spremere o a farci creare e ricreare, non lo sappiamo. TORNIAMO ci siamo. Ci accomodiamo. Teniamo la mascherina a posto sul naso.

Lei, Giovanna, idem.

Lei, Giovanna lancia la sfida: Lasciatevi trasportare dalla penna… andate dove vi porta…fate una narrazione spontanea, argomentate… tipo…Paolini!

Impossibile. Questo il mio flash razionale.

Soffoco il retropensiero profondo: non ci vengo più. Non mi freghi più. Non voglio!

Impossibile: perché la scrittura è roba mediata dal linguaggio, dalla sintassi. È pensiero tradotto in parole. Fosse pittura, qualcosa di astratto potrei produrre spontaneamente. Astratto, perché poi sono gli altri a darci significato e significante robe intellettuali, magari mi sentirei anche brava.

Ma scrivere…argomentare…ahahhahahah

Mi viene in mente quella mia conoscente che sa narrare, e di ogni banale evento sa fare scena, e recita l’argomento come attrice consumata e lo rende interessante. Vende ogni sciocchezzuola come oro zecchino, onestamente? Insopportabile. Sono una pessimista incallita e fiera.  Lei è felice nel suo mondo narrato a lustrini. Non è il mio mondo.

E questa Giovanna ora viene e a sorpresa mi chiede di narrare, argomentare, lasciare andare la penna… a me! Che stasera volevo lasciar perdere il periodo peso che mi porto dentro, volevo volare, vagare impegnarmi con decisione verso altro.

NO, mi tocca vuotare il sacco! perché son così. Senza autocontrollo, ho un peso e lo esprimerò.

Le notizie della pandemia mi hanno stufato.

Il rischio Berlusca al Quirinale è un fantasma in casa.

Il freddo mi ha stancato, voglio la primavera e le giornate di sole e più lunghe.

Ma quel che mi lacera è la nipotissima che ha un difetto di vista importante. Stamattina alla seconda visita oculistica ha dato il peggio di sé e condotto per la sua strada impervia sia l’oculista che si è arrabbiata,  la madre che è stata asfaltata e che ora balbetta come non l’avevo mai sentita. E me che ho sbagliato strada mentre guidavo per tornare a casa.

Lei voleva andare al parco. Si è addormentata. Esausta, stanca di averci trascinate di peso nel suo rifiuto.

L’invito di Giovanna è troppo impegnativo per me. Stasera.

Domani è un altro giorno.

Cielo azzurro o poco meno

13 giovedì Gen 2022

Posted by koredititti in emozioni

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diario, scrittura creativa

Mi irrita l’esuberanza del cielo azzurro. VOGLIO, sì, voglio! esercitare il mio diritto al malumore, ad essere cupa e indisponente. Certo che se ci fossero le nubi e la pioggia avrei meno soddisfazione. Invece con l’aria frizzante del pieno inverno, magari accompagnata dal vento del Nord che spazza le nuvole e sgombra il cielo .. beh , sì, c’è più gusto. Guardare l’azzurro sopra di me. Attraverso gli alberi risecchiti, lui che si stende e si offre a piante e animali, che stuzzica la voglia di far germogliare nuove esperienze, una bella sfida! Lo guardo di traverso, socchiudo gli occhi, prendo la misura del suo infinito: tanto lo so che sei una illusione ottica! La tua meraviglia alimenta il mio incazzo, la mia rabbia si nutre della tua bellezza! Bravo, resta così e non ti oscurare, mi servi, mi sei utile, mi sento viva nella lotta. Per tutto il resto del romanticismo pacifico c’è il nuvolo e c’è la pioggia!

INCONTRI E RICORSI

03 venerdì Dic 2021

Posted by koredititti in emozioni

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scrittura creativa

RACCONTO A 4  MANI: ESERCITAZIONE CREATIVA.

Incipit a caso. Iniziamo  un racconto abbozzato. Si passa ad un collega a caso che prosegue senza curarsi dell’incipit consegnato.

“In pochi secondi rividero loro stesse mentre giocavano con gli altri bambini, specialmente con i maschietti che puntualmente le mandavano via. Ricordarono le confidenze gelose sui rapporti con le loro mamme, sui loro sogni, sui loro desideri speciali: su quello che avrebbero fatto da grandi. Le due donne pensando a questi ricordi si commossero, si guardarono in viso e infine si abbracciarono.

Quanto tempo era passato da quei giorni! Poi si erano allontanate, avevano vissuto esperienze personali diverse, avevano avuto mariti e compagni poi lasciati o dai quali erano state abbandonate. Ora che si erano ritrovate pensarono che non era il caso di litigare per quel fatto accaduto tanto tempo fa per quello stronzo di uomo che le aveva fatte soffrire entrambe.

Ora potevano recuperare il loro rapporto, perciò decisero di tornare insieme alla gelateria Giorgio come ai vecchi tempi, Giorgio aveva cambiato gestione, ma c’era ancora, per prendere un bel gelato al pistacchio.”

Sedute comodamente il dolce del gelato le aiutava a calmarsi, a far trascorrere le ore e a colmare i silenzi. Guardavano il passeggio dei turisti e intanto si osservavano sottecchi e ritrovavano i tratti delle bambine spensierate e curiose che erano state.

Certo il tempo era trascorso e tanto! I segni sul viso e soprattutto sulle mani non perdonano e non ingannano: c’erano i segni del silenzio e della negazione. Antonia e Agostina si erano tanto amate. Totalmente. E non dovevano e non potevano. Per convenzione avevano concesso i loro corpi e le loro menti a matrimoni di convenienza. Avevano taciuto il loro segreto amore. Un segreto tremendo per gli anni passati. Ora finalmente se avessero voluto, avrebbero potuto dichiararsi e liberamente amarsi.

Antonia aveva gli occhi lucidi e un groppo in gola. Allungò una mano sfiorando le dita di Agostina. Lei scattò e le afferrò la mano e subito dopo si ritrasse allontanandosi. Un NO soffocato e gutturale le uscì dalla bocca. “NO, ora ci sono i figli…”

Antonia spalancò gli occhi e le lacrime iniziarono a scendere, lacrime doppie che scorrevano sul viso arrossato… e la voce le uscì gutturale e urlante. “NO? Nooo  no?! Non ci sono i figli… ci sei TU.  Tu con il tuo perbenismo, il tuo attaccamento al ‘casato’ fatto di parenti ipocriti e struscianti, perbenisti come te. I tuoi figli sono grandi, adulti indipendenti e consapevoli. Tu sei una vigliacca. Vigliacca e perbenista, geneticamente ipocrita! “

Le persone intorno avevano sentito tutto. Stavano in silenzio con il bicchiere a metà, la pastarella mezza masticata in bocca, sbigottiti. Giorgio era  una pasticceria schik del  quartiere. Agostina era annichilita, gli occhi sbarrati, la bocca semiaperta. Non riusciva a parlare e nemmeno a muoversi, sentiva la testa girare, le orecchie fischiare e le gambe pietrificate. La gola bruciava… Antonia se ne era andata rovesciando la sedia.

Il cameriere si avvicina ad Agostina le mette una mano sulla spalla “Signora?..”

“ Il solito…doppio…anzi…porta la bottiglia, e, come sempre, fra un’ora chiama un taxi…”

CARTOLINE DAL FUTURO

30 martedì Nov 2021

Posted by koredititti in emozioni

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Tag

scrittura creativa

Attività di scrittura creativa.

CARTOLINE DAL FUTURO

Il passato è storia, immutabile, finito.

Il futuro lo creiamo noi ogni attimo che viviamo.

Il presente è un dono…così dicono…

Passato, presente e futuro sono le parole del TEMPO.

Carissime amiche, ex colleghe e compagni nel cammino della vita, vi scrivo dal mio alloggio dove mi trovo bene anche se rimpiango gli spazi perduti. Sento i vostri pensieri, sento che volete sapere come sto a milioni di chilometri distante da voi. Ho deciso di rispondere ai vostri pensieri e ho constatato che è possibile.

Certo.. qui basta pensare che ho fame e il sapore del cibo desiderato si materializza in bocca, lo gusto e sono subito sazia, la quantità… Beh tutto è calibrato con le mie necessità caloriche del momento. Ma a me manca il mercato, la spesa, il pentolame, i cocci e lo spiattamento, i fumi e i profumi di casa di un tempo! Il tempo… che parola strana.. TEMPO…

In questo mondo il tempo non è una linea, forse non lo è mai stato. Certamente ora è qualcosa di liquido con una serie di trasparenze una accanto all’altra. Non è più qualcosa da ricordare pensando all’indietro o immaginando in avanti.  Ora il tempo si guarda, a volte affiorano in superficie questo e quello, oppure niente. E niente scompare.

Tutta la mia vita è contenuta nelle bolle azzurre che mi circondano fluttuando intorno a me. A loro devo la salute, l’allegria, la noia, il sonno e la curiosità e perfino la memoria: vorrei rileggere quel libro di Mauro Corona… ecco la pagina, il capitolo e le parole. Sono lì nella bolla che contiene il mio cervello, settore memoria. Non c’è da ridire: è comodo. Ma io ho voglia di carta da sfogliare, di libreria da cercare. Sono discorsi da vecchia! Ma io sono vecchia. Sono discorsi ingrati? Forse è vero. Non faccio più ricerche su Google. I nomi, le località, gli oggetti, le forme che prima avevo sulla punta della lingua, su cui dovevo concentrarmi per ricordare il nome, sono tutti lì davanti a me scritti come se avessero vita propria e non fossero frutto di un mio retropensiero. Le bolle sono hard disk bionici e compatibili. Sono riempite da notizie provenienti da microchip iniettati dentro di me, dentro molti di noi, durante la campagna di prevenzione contro quel virus replicante. Vi ricordate i mesi, gli anni trascorsi in casa in cui ci vedevamo e sentivamo le nostre voci attraverso i collegamenti con la piattaforma meet. Li rimpiango. Mai avrei creduto che mi accadesse.

Naturalmente ho ancora una mia vita, nel senso che il ritmo sonno veglia esiste, sento la fame e faccio movimento. Ho tolto le tende dalle finestre. Desidero luce, sempre. Vedo territorio dalle finestre. Mi mancano i fiori e i loro colori. Mi manca l’alternarsi delle stagioni. Ma devo tacere, sono viva ed ho salute. Negli ultimi tempi mi sono sorpresa a borbottare fra me e me. Mi guardo allo specchio e vedo le rughe, ciò mi disturba perché penso che solo gli altri possano diventare adulti…grandi, io invece penso di essere semplicemente camuffata da anziana. Nelle bolle affiorano immagini di una me giovane.. ah  questi sono i ricordi. Continuano a fluttuare immagini.

 Ecco! i vostri volti, vedo le vostre risate, ma non ne sento il suono. Questo assordante silenzio e la mancanza di contatto fisico è il prezzo più alto da pagare. Secondo me. Perché penso che alcune di voi se la cavino abbastanza bene avendo figli piccoli da abbracciare e a cui insegnare alcuni rudimenti culturali. Datemi notizie, da ora in poi si può, perché il sistema dei  microchip è sistemato con le immagini e possiamo anche inviarle.

Facciamoci compagnia attraverso i mezzi che abbiamo, raccontiamoci quali prospettive di effervescente  follia ci attendono ancora !

Vi saluto all’antica con un ABBRACCIO!


 [ma1]

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