~ " nella vita le cose passano sempre, come in un fiume…in un attimo te le trovi dietro alle spalle e devi andare avanti.Ti aspettano cose nuove." Niccolò Ammaniti
Cammino per la mia città e ovunque l’occhio si poggia trova un’opera d’arte a cielo aperto, per non parlare di quelle chiuse in splendide o piccole chiese, in mirabili palazzi e in stanze lussuose che hanno visto molti volti e molte storie quando erano solo semplici palazzi signorili. Arrivo in fondo a Via Calzaiuoli e mi si apre la vista della più bella piazza del mondo ricca di statue, ohibò la maggior parte nude. Chiudo gli occhi e mi si forma un’immagine raccapricciante del David in mutande, sì quelle belle bianche, le Cagi per capirsi, con lo sportellino davanti ben chiuso e tutte quelle dentro la Loggia dei Lanzi, fra l’altro in pose anche abbastanza complicate o sottosopra perché scolpiti nella lotta, con i gonnellini che proprio non vogliono stare su e allora si staccano e con le mani cercano di riparare al visibile osceno ma rovinano in terra e si frantumano. Riapro gli occhi spaventata alla sola idea ed entro dentro al Museo, quello con la M maiuscola, peggio mi sento! Se chiudo gli occhi vedo pennarelli dal color evidenziatore che hanno coperto seni e pudenda che con tanta pazienza e passione artisti hanno messo su tela. Ma chi ha perduto la testa fino a questo punto? Quale folle cerca di far passare per oscenità l’arte? Solo qualcuno che non sa, mi dico, che vive in un mondo dove è l’astratto a parlare di pittura e di scultura, niente da dire al riguardo ma all’astratto si arriva sempre da un passato di riproduzione della realtà del tempo. Io sì è vero sono ignorante sebbene cerchi sempre di migliorare la mia conoscenza ecco, cerco di migliorare la mia conoscenza e questo dovrebbe essere lo scopo della visione di un museo, di una città ricca di storia o di un semplice paesino ma dove qualcuno ha lasciato traccia della propria espressione dell’anima e del pensiero e voi insegnanti, genitori, zie e zii portate i bambini ed i ragazzi a vedere tutto ciò e chiedete loro cosa sentono a quelle viste a volte più serene a volte forti. Potrete rimanere sorpresi. L’ignoranza ucciderà il mondo ma la bellezza lo salverà. SPERO.
Non era domenica Se il tavolo del salotto di Madame Geraldine non era adornato da un mazzo di fiori freschi. Tutte le domeniche, perché i colori del mazzo non cozzassero con quelli della tovaglia di turno, Madame Geraldine telefonava all’amica fiorista per prendere accordi. Ma quella domenica non rispondeva nessuno a telefono. Aveva chiamato più volte. C’era l’ansia determinata dall’urgenza di ottenere entro mezzogiorno i fiori desiderati. Le tovaglie erano lì, stirate a filo, in attesa dell’abbinamento e della apparecchiatura…Una seccatura! Madame si mise il vestito leggero, le scarpe comode e di buon passo, quasi correndo, si avviò verso il negozio di fiori.
Quella domenica il signor Akaito sorseggiava il suo caffè proprio davanti al negozio quando la vide arrivare “ Carina! “ pensò Akaito: era esile, aveva una bella figurina anche se i segni dell’ansia le avevano contratto il volto e i capelli erano in disordine per la corsa.
Quando lei arrivò vide il negozio chiuso. Tristemente chiuso. Un cartello bianco troneggiava sulla saracinesca CHIUSO PER CAMBIO GESTIONE. Sorpresa e stizza comparvero sul volto di Geraldine. Battè un piede in terra e un bel “NO!” le uscì dalla bocca. “ Non è possibile! Senza preavviso , così..” Le mani si aprivano e chiudevano a pugno…Averlo saputo prima! Akaito sorrideva osservando la scena, sorseggiando il caffè e accarezzando il cane akita inu seduto accanto. Posò la tazza e agitò la mano per attirare l’attenzione di Geraldine. “Salve, posso essere utile?” Lo sguardo nervoso di Madame si posò su lui, “Il negozio è chiuso, ed io ho bisogno di fiori freschi”..
“Per quando li vuole?”
“Per oggi, per ora, devo preparare la tavola….lei può darmi indicazioni per un altro negozio?
“ Allora signorina dobbiamo agire in fretta, Posso aiutarla, e volentieri. Ma evitiamo convenevoli e presentazioni, che ci farebbero perdere tempo. Ho un vivaio, una serra e un giardino. Le va di venire con me? Ora?”
Geraldine guardava quello strano signore dai tratti asiatici, somigliava al cane, oppure il cane a lui… doveva prendere una decisione in fretta, non era abituata a decidere in fretta. Però voleva i fiori freschi per il suo salotto il prima possibile. E decise di andare in auto con lui, con quel tipo e il suo cane.
In auto si presentarono, e Geraldine scoprì che Akaito era il nuovo gestore del negozio di fiori. Si era preso qualche giorno per aprire con calma e preparare l’arredamento, le piante e i fiori. Lei era la prima cliente.
Quando arrivarono al vivaio entrarono. Geraldine fu investita dal profumo e dal colore, non sapeva cosa l’aveva colpita per primo. Fiori … fiori di tutte le misure e di tutti i colori, vivaci e sobri e profumati. Alcune persone si aggiravano curando con calma e attenzione le piante. Nella serra trovò un mondo tropicale per il clima e la vegetazione, e le farfalle che volavano qua e là e si posavano su di lei e sui fiori. Infine andarono in giardino, con il pergolato di glicine, le varietà di lillà, i tulipani le dalie e le piante di peonia che stavano per sbocciare… i vialetti e il laghetto con le ninfee e i bamboo, i prati estesi e la grande quercia.. Geraldine stava vivendo in una favola come una bambina. Le sue ansie e le sue angosce, la paura del nuovo che la costringeva a controllare tutto e di più nella sua vita e nel suo ambiente, si era sciolto come neve al sole, la sua anima era libera e la sua testa finalmente in accordo con il cuore. Dimentica completamente dell’apparecchiatura, della tovaglia e l’ansia era scomparsa, rideva e sorrideva quasi volteggiando scalza tra i fiori, immersa nel colore e nel profumo. Akaito la guardava, guardava quella bimba quarantenne con aria divertita e sorniona, l’effetto giardino, l’ aroma e il colore era sorprendente e lo rallegrava aver prodotto una tale magico cambiamento nell’animo di quella signorina che, da rigida e chiusa, si era trasformata in qualcosa di molto simile alle sue farfalle. Chiamò uno dei suoi camerieri e si fecero servire un abbondante spuntino sotto la quercia. Geraldine era grata e affascinata, raccontò la sua vita dedicata a mettere in ordine, ad abbinare, a creare armonie, confidò del corso che aveva fatto per comporre i fiori, della sua grande e lucida casa in collina, dove sperava di implementare la attività di bed and breakfast, auspicando che nessuno facesse disordine, non ammessi cani, non ammessi bambini… Akaito l’ascoltava in silenzio.
Alla fine le propose di lavorare con lui alla nuova gestione del negozio di fiori. Geraldine incredula di se stessa e di ciò che stava vivendo e vedendo accettò. Non si prese tempo, non aveva tempo e nemmeno voglia di tornare alla vita di prima, al controllo totale, voleva che la favola colorata e profumata continuasse, che il prato e la grande quercia facessero parte della sua esistenza.
E siccome noi, esseri umani, siamo nodi di una rete di scambi attraverso i quali ci passiamo immagini, strumenti, informazioni e sentimenti, siamo anche parte integrante del mondo più vasto in cui comunichiamo e interagiamo in continuazione. Dovremmo avere la consapevolezza che possiamo sempre sbagliarci. Dovremmo essere pronti a cambiare rotta se appare una nuova traccia o emerge un antico sentire, e se siamo bravi e coraggiosi prendere la direzione giusta, e se ..se.. se succede davvero accade che da un’altra parte nel pianeta la fiorista e la ex signora Nui Akaito , amiche intime da decenni, sono state viste una domenica mattina a Capo Nord sotto una coperta a bere caffè bollente mentre attendevano il sole di mezzanotte.
LA LETTERA di LUCIA SODI collega e amica del gruppo “Scrittura Creativa”
Londra 10 Giugno 1889
Carissimi mamma e babbo,
finalmente sono arrivati i libri che mi avete spedito, vi ringrazio tantissimo, poter leggere nella mia lingua rende più sopportabile la vita lontano da voi.
Non sono infelice ma da quando mi sono trasferita qui a Londra sento molto la mancanza delle dolci colline toscane con i suoi paesaggi verdi e i profumi che ci sono specialmente in questa stagione, Edward mi ha detto che anche qui la campagna è incantevole ma, fino ad ora, non abbiamo avuto occasione di andarci, purtroppo i suoi impegni con l’esercito inglese non gli lasciano molto tempo per le gite.
Ancora non mi sono fatta nuove amicizie, devo imparare bene l’inglese per poter avere rapporti con gli altri, questa è una lingua difficile e le persone se ti sentono parlare con un accento straniero o peggio sbagliando qualche vocabolo ti guardano storto e se ne vanno impettite, quindi passo la maggior parte del mio tempo in questa stanza a studiare e a fare conversazione con Lady Snowdon inflessibile insegnante, menomale che pur non essendo più giovane ha visioni moderne e possiede un fine umorismo che mi fa passare il tempo dello studio con più leggerezza, proviene da un’antica famiglia nobile così imparerò la lingua colta, cioè quella che serve alla moglie raffinata di un ufficiale dell’esercito di Sua Maestà.
Mamma avevi ragione sul matrimonio, l’amore non basta ma la comprensione e la pazienza sono doti importantissime per affrontare ogni giorno con nuove speranze ed energie.
Babbo mio quanto mi mancano le nostre passeggiate e le nostre letture seduti in quel prato che costeggia il filare di cipressi, se chiudo gli occhi ne rivedo perfettamente il panorama.
Adesso, con rammarico, vi devo lasciare è arrivata l’insegnante e devo preparare e servire il tè, anche quello fa parte della mia educazione.
QUESTO AMORE LIBERA INTERPRETAZIONE DI LUCIA SODI, collega ed amica del gruppo Scrittura Creativa
Guardò la sua opera con soddisfazione, aveva sistemato i fiori appena colti dal giardino nel suo vaso preferito, messo qualche frutto nella ciotola e a rendere il tutto perfetto per un attimo, una farfalla si era posata sulla pianta vicino alla finestra.
La immaginò leggiadra come lei mentre camminava svelta verso casa, si soffermò a fantasticare sull’espressione che avrebbe fatto e sulle frasi che gli avrebbe rivolto davanti a quello che a lui pareva un quadro dipinto.
La lunga malattia lo aveva reso più debole “o forse più romantico e anche un po’ rimbambito” – pensò, certo è che quell’amore arrivato in tarda età era stato il motivo per cui aveva combattuto con tutte le sue forze per guarire, per poter vivere insieme a lei e per poter essere un compagno e non un paziente da assistere.
Lei, nonostante l’età era così vivace, curiosa di tutto, affamata di vita, sempre sorridente ed ottimista. Ogni tanto la sorprendeva, mentre pensava di non essere vista, con espressioni tristi e pensierose ma, bellissimo sorriso e tutto in lui si faceva più sereno, era consapevole che, qualsiasi cosa sarebbe successa avrebbe avuto l’atteggiamento giusto per affrontarla.
La sentì infilare la chiave nella porta, si mise seduto al tavolo davanti alla finestra e aspettò che entrasse nella stanza, così gli apparve: in tutta la sua bellezza ancora non sfiorita, con il vestito azzurro che le aveva regalato per il compleanno, i piedi scalzi e quel sorriso.
Lei lo guardò, vide i fiori, la frutta si sedette sulle sue ginocchia e disse:
“Mi sono innamorata di un altro, adesso che sei guarito posso andarmene senza rimorsi”. –
Scrivere un breve racconto, o una riflessione che contenga TUTTE le parole che sono state scelte a caso da ognuno di noi, da varie pagine di un libro ( ad argomento sociologico). Eravamo 14 persone.
“Questo gruppo ha un atteggiamento ospitante. Può rappresentare potenzialmente un modello etico, dato che è concessa priorità alla dimensione del benessere, e alla dimensione di fede (intesa come fedeltà, adesione) verso alcuni principi. Di conseguenza nessuno si senta straniero.” ( Ho dimenticato la parola bilanciamento).
Relazione successiva all’ascolto degli elaborati dei colleghi.
Lo scambio delle idee scaturite dalla lettura degli elaborati, propone una ulteriore riflessione, anzi molte riflessioni. Condivido le osservazioni di Massimo sul trekking, sul bilanciare gli oggetti nello zaino per ottimizzarne il peso, sulla scelta di percorsi adeguati. Monica ci propone una interessante disquisizione socio economica sul benessere di pochi costruito sul sacrificio di molti. La parola straniero ha contribuito a varie interpretazioni. Stefano ci insegna che il benessere è di aiuto alla salute. Altri hanno considerato il far parte di un gruppo: Andreina ha considerato come e quanto un gruppo “tira” verso le scelte di comportamenti non sempre etici.
Quest’ultimo elaborato ci porta ad ulteriori considerazioni sul far parte di ciò che potremo diventare, che siamo un gruppo in divenire, che ci (ri)pensiamo, ancora scriviamo e condividiamo, questo è un obiettivo. Oltre a divertirci !