di Marco Vinicio Masoni 19 dicembre 2011

Marco Vinicio Masoni

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Il senso di colpa è una straordinaria costruzione culturale. Se per esempio la separazione fosse cosa normale e ci fosse una tradizione che dice che si sta in coppia per tre anni e poi si deve cambiare, noi vedremmo la sofferenza dei bimbi come vediamo il loro disagio quando gli togliamo il ciucciotto, cioè di solito senza particolari sensi di colpa, dato che sapremmo che va fatto così.

Da qui una prima conclusione  quasi paradossale: non è tanto la richiesta della bimba che la fa star male, quanto il suo pensare “forse avrei potuto essere più forte e non separarmi”.

Potremmo definire il senso di colpa “ciò che si prova  quando sentiamo di avere compiuto azioni che non concordano con l’idea che abbiamo di noi stessi“. E dato che l’idea che abbiamo di noi stessi è per lo più costruita  da ciò che sentiamo  delle idee degli altri, ecco che il senso di  colpa diventa un fatto “sociale”, una sorta di sentimento comune.

Ora, che cosa accade quando noi mettiamo in atto le nostre “azioni”? ( per esempio quando lei si è separata) ? Facciamo ciò che riteniamo  in generale più giusto in quel momento ( o perché non abbiamo alternative,  o perché la situazione  si è resa insopportabile, o perché in realtà non stiamo decidendo noi). E In quel momento e in quelli successivi non abbiamo quindi sensi di colpa: abbiamo fatto solo ciò che si poteva fare, la cosa migliore, l’unica in quel momento.

Le difficoltà arrivano dopo. A mente serena, tolte di mezzo le angosce delle situazioni  tese, lasciate  riposare le emozioni, osservando le conseguenze dell’azione, ci viene in mente di non aver sondato la “possibilità” di altre soluzioni, anche se queste non sono affatto chiare. Non solo.

Al passare del tempo, all’aumentare della nostra esperienza di vita, arricchendoci di nuove pratiche e strumenti, ripensando al passato vediamo con chiarezza altre, nuove soluzioni che allora abbiamo scartato o non abbiamo visto.

E’ così che avviene che il senso di colpa cresce col tempo. Gli errori compiuti col figlio  quando aveva due anni ( a causa di solito della nostra inesperienza) ora diventano chiari e diventa  presente e ingombrante la frase ” ma come ho potuto fargli questo?”.  Ecco forse perché i nonni (anche se non sempre) sono più dolci e tolleranti coi nipotini: stanno riparando in qualche modo i loro vecchi errori fatti con voi.

A questo punto che fare per sentirsi meglio?

Un po’ di sensi di colpa  teneteveli, sono l’indicatore della vostra “crescita”, se però sono eccessivi  allora ricordate che , in quel tempo, in quegli anni, in quei giorni,  non sapevate e non potevate fare altro…tornate nel vostro passato,  ritrovatevi, trattatevi con dolcezza e  perdonatevi.

Iniziamo a pensare che forse abbiamo fatto un grosso favore ai nostri figli. Oppure che, come nel mio caso, glielo AVREI fatto.