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Passo strascicato ma non troppo. Ti cerco. C’è pressione di gente intorno, c’è traffico umano. Vago con lo sguardo e cerco risposte nelle papille olfattive e gustative. Eccolo lì. Lo vedo. Ti vedo. Avvolto nei tuoi intensi colori scuri. Racchiuso e raccolto in te stesso come un bocciolo di rosa. Non sei grande, ti apri in un abbraccio accogliente, vanesio, sei compiaciuto nel mostrarti. Sei sinuoso nelle tue rotondità esterne che coprono pudibonde le rotondità interne. Piccolo ed elegante ti concedi agli occhi di tanti. Il verde scuro delle tue foglie esterne fa pregustare il dolce amaro del tuo sapore a crudo , o bollito, condito con l’olio insieme al pane scuro abbrustolito.

Con delicatezza ti accolgo nella sporta della spesa e pregusto il menù, o i vari menù per qualche giorno, o forse solo per una sera. Ti prendo piccolo, non voglio che qualcosa vada sprecato. In casa ti lavo sotto l’acqua corrente, ma nemmeno me lo chiedi. L’acqua è fredda, ti lascio un po’ a guazzo, intanto preparo il tagliere e il coltello seghettato. Ti asciugo e poi ti guardo ancora una volta nella tua interezza prima di sacrificarti. Sei bello e buono e ti ringrazio per esserti donato e neanche una delle tue foglie dovrà essere sprecata. Decido l’incisione dall’alto in basso. Appoggio, incido e affondo. Ancora mi offri uno spettacolo: la ramificazione dei frattali delle foglie interne piegate, formano ghirigori astratti in chiaro scuro. Un altro affondo: uno spicchio, due spicchi, quattro spicchi. Ora devo tritarvi a fettine: uno spicchio è destinato alla insalata mista, un altro alla minestra di verdure dove troverà altri ortaggi. Due spicchi saranno cotti a vapore, insaporiti con il sale e adagiati mollemente in un letto di pane abbrustolito e strofinato con l’aglione della Val di Chiana, condito con olio evo a crudo.

Bi bip, il segnale di un messaggio rompe l’incanto.

“Mamma noi si cena fuori”

Bene!

Soli. Io e Lui da soli! Cavolo verza, Lui, il mio preferito.